Una palestra in carcere: l’iniziativa del Rotary Club Lecco e del Panathlon Lecco
9 Maggio 2025
By admin
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Il Rotary Club Lecco e il Panathlon Lecco hanno dato concreta attuazione al “Protocollo d’intesa per la diffusione dei valori sportivi, di fair play e di servizio promotori di pace, diversità, equità e inclusione fra i popoli”, sottoscritto il 4 luglio 2024 tra i 14 Distretti della Zona 14 del Rotary International e il Distretto Italia del Panathlon International, con il patrocinio del CONI.
Un documento che non è rimasto sulla carta: a Lecco si è trasformato in azioni concrete, come il progetto di promozione sportiva all’interno della Casa Circondariale di Pescarenico.
Il progetto ha portato alla creazione di una “palestra diffusa” con attrezzature moderne — macchine multifunzione, cyclette, pavimentazione antitrauma — distribuite su diversi piani dell’istituto. L’obiettivo non è solo fisico, ma umano: aiutare i detenuti a ricostruire un rapporto con sé stessi attraverso lo sport, la disciplina e il benessere.
Maria Venturini, del Rotary Club Lecco, ha sottolineato il valore della collaborazione e il sostegno fondamentale della comunità locale:
«Questa iniziativa è nata da un protocollo che il Rotary porta avanti da anni con la Fondazione Comunitaria del Lecchese, con cui abbiamo condiviso tanti progetti. In particolare, il fondo “Aiutiamoci” ha reso possibile la realizzazione concreta della palestra diffusa. Quando il Rotary ha presentato l’idea al Panathlon, l’entusiasmo è stato immediato. Con la dottoressa Martina, tramite la Fondazione, e con il supporto di Roberto Butta, abbiamo avviato anche due incontri di mental coaching. La partecipazione degli ospiti è stata intensa, sorprendente. Abbiamo vissuto umanità vera. Il carcere dovrebbe servire a recuperare, non solo a punire.»
La direttrice del carcere, Luisa Martina, ha ricordato che la struttura ospita uomini tra i 18 e i 72 anni, in media per un anno o poco più. «Parlare di carcere non è facile, ma è necessario — ha detto — perché riflette la società in cui viviamo. Le persone che vi si trovano torneranno nella collettività. Lo sport è uno degli strumenti che possiamo offrire per dare loro dignità, motivazione e un’opportunità di cambiamento».
Anche il comandante della Polizia Penitenziaria, Vincenzo Spalmolo, e il coach Roberto Butta hanno evidenziato il valore educativo dello sport, sottolineando come la palestra non sia solo uno spazio fisico, ma una leva per riscoprire sé stessi. «Le persone non sono i loro errori. Possono cambiare. Lo sport insegna questo: disciplina, sacrificio, rispetto».
Il progetto rappresenta un esempio concreto di come le sinergie tra associazioni possano generare impatto reale e duraturo. Andrea Mauri, presidente del Panathlon Lecco, ha ringraziato tutti per “questa vera lezione di vita”, segno che lo sport, quando è veicolo di valori, può fare la differenza.